CANTINA CENCI

 

Vi racconto di un’antica cantina sita a San Biagio della Valle  (Marsciano, Perugia) già attiva probabilmente nel 1600 ad opera dei frati Olivetani ( vds. ristilizzazione del logo) riportata a nuova vita dalla famiglia Cenci a partire dagli anni 50′ e di un incontro con Giovanni Cenci, vignaiolo “resistente”, agronomo, sommelier, ma soprattutto persona  straordinariamente appassionata del suo lavoro e del suo vino e con quel pizzico di follia che serve ad innovare e percorrere nuove strade senza abbandonare la tradizione.

Giovanni  è un piccolo vignaiolo di San Biagio della Valle, patria e cuore del grechetto di Todi  e del sangiovese umbro. La sua è un’agricoltura ultra biologica  senza uso di concimi chimici, con ricorso alla lotta integrata e con un bassissimo uso di solforosa e… grande uso di lavoro manuale

La vecchia cantina, ristrutturata assieme al fratello Mario, architetto, accoglie gli straordinari frutti del suo lavoro e della sua passione ad iniziare da quello che definirei il suo capolavoro: La Cantina

 

 

Il “Piantata“,  un sangiovese in purezza di straordinaria eleganza fermentato con macerazione in botti grandi di rovere con i suoi lieviti, senza controllo della temperatura ed affinato nelle stesse botti per circa 12 mesi. Il risultato è un grande vino che presenta uno straordinario fruttato assieme a note speziate ed aromi terziari da affinamento perfettamente equilibrati. In bocca è corposo, gradevole e molto elegante, con tannini mrbidi  e setosi. Buona persistenza. Un vino importante dalla “pericolosa bevibilità”! , peraltro, volendo, perfettamente abbinabile anche alla cucina di tutti i giorni.

 

Poi  “l’Anticello”,  grechetto di Todi anche questo in purezza,  fermentato per l’80% in acciaio e per il 20% in barriques con uso di pochissima solforosa ed affinato poi in acciao sui propri lieviti per circa 7 mesi. Un vino che ha un fruttato (frutta gialla con sentori di pera e frutta tropicale) armonico e decisamente superiore alla media.  In bocca ritroviamo la potenza tipica del vitigno, pur senza perdite im eleganza ed aronia; buona sapidità e retrogusto gradevolissimo con finale  lievemente ammandorlato. Un bel vino anche questo che si può abbinare sia ai primi e secondi di pesce sia alle carni bianche o, comunque, a  piatti anche abbastanza strutturati.

Abbiamo poi il ” Giole” , trebbiano toscano in purezza ottenuto con lo stesso metodo di vinificazione del grechetto “Anticello”, con un naso stavolta più floreale con  delicati sentori di fieno ed erba fresca. All’assaggio alterna freschezza, finezza e sapidità, con retrogusto elegante e pulito.

Questo vino dimostra, ove ce ne fosse ancora bisogno, che il trebbiano toscano, se coltivato nelle giuste rese ( circa 70 quintali/ha, nello specifico) e vinificato con l’obiettivo di ottenere meno vino di migliore qualità, dà risultati sorprendenti.

 

Infine, non perché meno importante, il pinot grigio, cui si riferisce la foto delle vendemmia notturna. Una tecnica adottata da Giovanni per mantenere l’uva fresca fin dalla sua raccolta, al fine di evitare fermentazioni spontanee od ossidazioni dovute alle temperature elevate ed esaltarne contemporaneamente l’estrazione degli aromi. In cantina si usa una fermentazione lenta, a bassa temperatura. Poi come al solito circa 7 mesi di acciaio sui lieviti fini.  Il risultato è un pinot grigio con un fruttato impensabile per la zona, di buona freschezza e rotondità e con una discreta persistenza. Da abbinare a crostacei. pesce bianco o ad aperitivi.

Il vino si chiama “Alago” perché le viti sono state impiantate nei pressi di un piccolo lago naturale situato in una sorta di anfiteatro al centro del vigneto, specchio d’acqua indispensabile  all’irrigazione e per il suo contributo al microclima circostante ed alla lotta integrata.

 

 

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