Ansonica

Il vitigno dell’ansonica si trova in Sicilia, ove prende il nome di Inzolia, in Calabria, in Sardegna, Lazio, e in Toscana, in particolare nelle isole del Giglio, Elba e sulla costa dell’Argentario.
Attraverso i moderni metodi genetico molecolari sembra ormai accertata la parentela con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis e quindi il percorso del vitigno che appunto dalla Grecia è arrivato in primis in Sicilia e poi attraverso le rotte delle navi mercantili sulle coste delle Regioni sopra descritte. In Sicilia troviamo le tracce più antiche del vitigno con i nomi “Irziola” o Inzolia vranca” sì da farlo ritenere clone autoctono del luogo (cosa non ancora del tutto escludibile). In Toscana invece le prime tracce storiche le troviamo attorno al XVII secolo.
L’ansonica è un vitigno a bacca bianca, abbastanza vigoroso che si adatta bene ai terreni aridi ma che non sopporta troppo il caldo. Di qui la diffusione sulle coste e sulle isole che in genere sono ventilate anche d’estate. Qualche buon risultato viene ottenuto anche su terreni vulcanici relativamente alti. La maturazione dell’uva è in genere abbastanza precoce e gli acini contengono una dose abbastanza alta di zuccheri che nella trasformazione danno un grado alcolico altrettanto elevato (sino ad oltre 15 gradi).
I grappolo è medio grande, di colore giallo ambrato con acini grandi e quasi mangiabili come uva da tavola.
Il vino che si ottiene ha, come detto, una gradazione alcolica elevata, un colore giallo paglierino intenso, talvolta tendente all’oro, un aroma delicato e solo lievemente fruttato, un gusto tutto particolare, secco, ma morbido e rotondo per via dell’alcol e dei composti glicerici. Scarsamente acido e quindi apparentemente “poco fresco” lascia tuttavia in bocca una piacevole sensazione di caldo ed armonia.
In toscana troviamo l’unica DOC italiana la “ansonica costa dell’Argentario” che comprende i territori a sud est del Monte Argentario ( Capalbio) , l’Argentario e l’Isola del Giglio. Il disciplinare prevede che il vino contenga almeno l’85% dell’omonima uva ed che il restante 15% sia da uve bianche caratteristiche della Toscana. In genere nella zona la troviamo associata al locale vermentino che contribuisce ad aggiungere freschezza ed aromaticità al vino, togliendogli però un po’ di tipicità. L’Ansonica di questa particolare zona è infatti un vino con una particolarità tutta sua, rude ma gradevole molto lontano dalla attuale moda di vini bianchi quasi trasparenti, molto acidi e super profumati. Dimenticatevelo come aperitivo, anche se sulle ostriche non sta male !!
In genere vinificato, specie in passato sulle bucce sino a diventare quasi arancione e raggiungere 15/16 gradi. Era insomma un vino rude, del pescatore e del contadino, che in genere nel Mediterraneo coesistevano nella stessa persona. L’Ansonica o Ansonaca (come la chiamano i gigliesi) veniva raccolta a mano dai piccoli terrazzamenti scavati, e spesso riempiti di terra di riporto, sulle coste di granito dell’isola che precipitano a mare e trasportata alla cantine di Giglio Castello a dorso d’asino. Qualche volta, per risparmiare sul peso, l’uva veniva pestata sul posto in delle conche scavate nel granito e collegate ad altre sottostanti dove scolava il mosto, molto più leggero da trasportare. I lieviti ovviamente erano e spesso sono ancora naturali e qualcuno ha re iniziato a fare delle piccole macerazioni sulle bucce ( ora di sole poche ore) ma quanto basta per trasferire nel vino buona parte delle preziose sostanze e del colore in esse contenute. E’ per questo che l’Ansonica della costa dell’Argentario ha una personalità tutta sua. E’ un vino eccellente gradevole ma considerare a se stante come una delle tante specificità italiane.
Per la sua vigoria e per il suo corpo può essere accostato oltre che al pesce sulla brace anche alle carni bianche o alle zuppe toscane.

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Annata : 2013 Regione: Toscana Uvaggio : Vermentino 100% Vino secco ottenuto in purezza da uve di vermentino maremmano. Frutti bianchi con sentori di brioche
Antico vitigno autoctono della Maremma imparentato con il Montepulciano riscoperto nel 1981 dall’Università di Firenze, autorizzato alla produzione dalla